E’ noto ormai a tutti: la gravissima crisi provocata dalla diffusione epidemiologica del Covid-19 ha inciso profondamente sul tessuto economico italiano, aggravando ulteriormente una situazione che già di per sé mostrava profonde lacune.
In tale contesto, le Autorità governative – al fine di scongiurare la totale paralisi del sistema – hanno adottato numerose misure atte a fronteggiare la crisi, con la finalità di salvaguardare l’equilibrio economico delle famiglie italiane, trovatesi improvvisamente senza introiti o con le proprie fonti di reddito significativamente ridotte.
Conclusasi la fase emergenziale, il Governo ha continuato a sostenere indirettamente l’economia reale, slittando al prossimo 15 ottobre 2020 la moratoria per il pagamento delle cartelle esattoriali, nel frattempo rimaste sospese dallo scorso mese di marzo: tuttavia, è chiaro che con la ripresa delle scadenze fiscali il sistema potrebbe definitivamente implodere, con gravi ripercussioni per cittadini ed imprese.
Per tale ragione, da alcune settimane è in fase di studio preliminare – ed è bene chiarirlo, al momento non vi sono conferme in tal senso – una possibile rottamazione quater delle cartelle esattoriali, concepita in linea di massima sulla falsariga delle precedenti soluzioni agevolative, adottate dalle competenti Autorità al fine di consentire ai contribuenti di regolare le proprie pendenze col Fisco.
Due potrebbero essere le soluzioni, da attuare concretamente per avviare una nuova pace fiscale 2020: la prima ipotesi potrebbe prevedere il pagamento di una percentuale a “saldo e stralcio”, in misura proporzionalmente inferiore rispetto al carico originariamente previsto dalla cartella di pagamento oggetto di agevolazione. In questo modo, lo Stato avrebbe la certezza di incassare subito una minor somma, garantendo liquidità in una fase delicata come quella attuale.
In alternativa, si potrebbe prevedere nuovamente un “taglio” delle sanzioni e degli interessi previsti nelle rispettive cartelle di pagamento, consentendo ai contribuenti di pagare unicamente quanto dovuto a titolo di imposta: tale soluzione, già adottata in occasione della rottamazione bis e rottamazione ter, da un lato annullerebbe l’azione di accertamento ed esecuzione a suo tempo azionata dall’Agenzia delle entrate, ma dall’altro permetterebbe di ridurre notevolmente il totale del credito ad oggi non incassato e comunque di difficile esazione. In questo senso infatti, secondo un recente studio della Corte dei Conti, dal 2000 al 2019 il Fisco italiano ha recuperato solo il 13,3% dell’ammontare complessivo delle imposte non versate dai contribuenti: un dato pesantemente negativo, che dovrebbe indurre ad una profonda riflessione.
Numerose sono le ipotesi al vaglio del Dicastero dell’Economia: vi terremo naturalmente aggiornati per eventuali sviluppi concreti, nel corso delle prossime settimane